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Case, il lockdown non ha scalfito il mattone: prezzi su dell’1,4% nel II trim. Scopri i valori nella tua città

L’ultimo rapporto sui prezzi delle case di idealista, il portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia, fotografa un incremento dei valori pari all’1,4% durante i mesi primaverili, quelli segnati dal Coronavirus. Il prezzo medio richiesto per l’usato ora è di 1.722 euro al metro quadro a livello nazionale. Considerando la variazione annuale, il calo si attesta allo 0,8%.

Per Vincenzo De Tommaso, Responsabile Ufficio Studi di idealista: “l’andamendo dei prezzi è in parte attribuibile a un livello molto più basso di proprietà immesse sul mercato nel corso degli ultimi tre mesi. Col Paese in piena chiusura abbiamo visto parte dell’offerta ritirarsi dal mercato e parte del prodotto in vendita andare verso l’affitto. Dal 4 maggio i potenziali acquirenti si sono riaffacciati sul mercato con un approccio attendista orientato alla negoziazione. Tutto fa pensare a un periodo di transizione, con compravendite a rilento, verso una nuova fase che probabilmente vedrà un aumento dello stock disponibile e un calo dei prezzi nella seconda parte dell’anno, con il previsto peggioramento della situazione economica nazionale”.

Regioni A dispetto della pandemia i prezzi sono aumentati in 17 delle 20 regioni italiane. Il Veneto (2,6%), guida gli incrementi davanti a Lombardia (2,5%) e il Trentino-Alto Adige (2,4%). Crescita sopra la media del periodo anche in Basilicata (2%), mentre l’Abruzzo (1,4%) segna rivalutazioni in linea con la media del Paese; incrementi più deboli per altre 15 regioni, dall’1,2% della Campania allo 0,2% di Lazio, Liguria e Piemonte. All’opposto le regioni in calo sono Puglia (-0,3%), Sardegna (-0,4%), Molise (-1,9%) e Valle d’Aosta (-2,5%).

Liguria (2.482 euro/m²), Trentino-Alto Adige (2.445 euro/m²) e Valle d’Aosta (2.437 euro/m²) si confermano le regioni più care. Dal lato opposto quelle più economiche sono invece Sicilia (1.066 euro/m²), Molise (916 euro/m²) e Calabria (908 euro/m²).

Province
Rispetto all’ultimo trimestre crescono sensibilmente anche le province in terreno positivo che sono ora il 70% del totale contro il 44% del trimestre scorso; 49 mercati segnano variazioni contenute tra il -1% e l’1%; fluttuazioni in risalita soprattutto agli estremi dove la provincia di Milano (5,2%) segna la performance migliore, seguita da Brescia (4,8%) ed Enna (4,6%). All’opposto i maggiori ribassi spettano a Sondrio (-5%), Isernia (-5,9%) e Belluno (-8,8%).

Il ranking delle province più care è guidato da Bolzano (3.626 euro/m²), Savona (3.045 euro/m²) e Firenze (2.836 euro/m²). Nella parte bassa del ranking troviamo Caltanissetta (724 euro/m²), Isernia (722 euro/m²) e Biella, fanalino di coda con 649 euro al metro quadro.

Città
A livello di capoluogo l’indice generale dei prezzi segna un’importante tendenza positiva con recuperi nella maggior parte dei mercati cittadini, 67% del totale di 110 capoluoghi monitorati.

Milano (7,1%) traina il mercato mentre alle sue spalle si segnalano i rimbalzi più significativi sono quelli di Monza (5,2%) e Siracusa (5,1%). Le variazioni negative più marcate del periodo si sono prodotte a Foggia (-4,1%), Agrigento (-5%) e Isernia (-6,6%).

Tra i grandi mercati, Napoli (3,9%), Torino (2,7%) e Roma (0,8%) hanno registrato un andamento positivo nel secondo trimestre. Al contrario si segnalano le negative le performance di Bologna (-0,1 %), Genova (-0,4%) Firenze (-0,6%) Bari (-1,1%) e Palermo (-2,2%).

Venezia rimane la regina dei prezzi di vendita della penisola con 4.485 euro al metro quadro, davanti a Firenze (3.958 euro/m²), mentre Milano sale a 3.903 euro al metro quadro. Nella parte bassa del ranking Biella (721 euro/m²) è la piazza con i prezzi delle case più bassi d’Italia davanti a Caltanissetta (781 euro/m²) e Ragusa (826 euro/m²).

Il report completo è consultabile qui: https://www.idealista.it/sala-stampa/report-prezzo-immobile/

 

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Immobiliare e Coronavirus, cosa aspettarsi dal mercato

I mercati finanziari sono in ginocchio, piegati dal Coronavirus e dalle attese deluse dalla Bce. Le preoccupazioni sono tante e il tentativo è di capire che scenari emergeranno, una volta passata l’emergenza. Lo sguardo è rivolto anche al mercato immobiliare. 

 

Cosa cambierà per il settore?

 

In un momento carico di paure sulla propria salute e su quella dei propri cari, e con un sistema economico che pare crollare, chi lavora nel comparto immobiliare ha preoccupazioni aggiuntive: ci sarà un mercato? Cosa cambierà? Partiamo da qualche numero, concentrando l’analisi sul residenziale, che rappresenta oltre l’ottanta per cento del mercato. Nel primo bimestre dell’anno il mercato è rallentato, soprattutto al nord, per poi praticamente fermarsi a marzo. Come se agosto fosse iniziato prima…

 

Aprile sarà un altro mese di sostanziale fermo in tutta Italia.

 

Non solo le compravendite, ma anche le visite ai cantieri o alle case in vendita che sono il primo passo per un eventuale acquisto. In termini numerici significa circa centomila compravendite in meno e un fatturato annuo del sistema ridotto del quindici per cento. Il mercato dovrebbe riprendere con l’estate, ma è improbabile un “rimbalzo” così elevato da recuperare i mesi di fermo. Un approfondimento sugli aspetti qualitativi porta a considerazioni utili per la prossima fase del mercato residenziale che sarà, indubbiamente, diversa rispetto a quella degli ultimi anni. Innanzitutto l’ampliamento della tecnologia nel settore: dalle presentazioni più efficaci alle pre- vendite.

Quale sarà ora il vero cambiamento?

Sicuramente il rapporto degli italiani con la casa. Quasi trenta milioni di famiglie sono costrette a vivere in uno spazio di cui finalmente vedono le criticità. Il patrimonio residenziale italiano è vecchio: meno di una casa su dieci è stata costruita in questo secolo La casa media è di poco più di novanta metri quadrati, che scendono a 68 nelle grandi città. Nei due terzi dei casi c’è un solo bagno.

 

Un terzo delle famiglie italiane non può affacciarsi a un balcone per cantare con gli altri, perché non ha spazi esterni. Il telelavoro è possibile in meno di una casa su tre.
Sulla base delle tante indagini sulla domanda fatte lo scorso anno, la richiesta più pressante è quella di avere “una stanza in più”, a volte per i figli e più spesso per vivere o lavorare meglio. In sintesi, abbiamo un “parco case” poco moderno e non in linea con le esigenze delle famiglie. Fatte salve le difficoltà che possono derivare da licenziamenti e situazione economica (variabili da analizzare nelle prossime settimane) bisogna orientare il mercato dell’offerta sulla richiesta della domanda che comprerà una casa solo se risponde alle proprie attese. Con un mercato degli investimenti nella locazione breve fermo per un lungo periodo, il lavoro sarà quello delle nuove costruzioni pensate per la nuova domanda, le ristrutturazioni di qualità e non superficiali.

 

Ci vorrebbe, insomma, un piano Marshall per le locazioni..


Tutta la filiera della casa è chiamata a una rivoluzione culturale e operativa… Le Corbusier parlava della casa come “macchina per abitare”: c’è molto da fare per passare da una Ritmo a una Yaris ibrida. Perché questo si compia ci vuole il tempo, e non solo la volontà. La filiera immobiliare (che conta trecentomila addetti diretti) ha bisogno di interventi rapidi.

 

Personalmente ritengo che il settore più facile e veloce su cui intervenire sia quello della “locazione residenziale”. Nelle sole aree metropolitane c’è una domanda potenziale di almeno un milione di persone. La crisi economica, che nessuno auspica, rallenterà gli acquisti ma aumenta il numero dei potenziali inquilini, soprattutto giovani. Lavorando su ampia scala con interventi di nuovo o di recupero si possono realizzare rapidamente migliaia di abitazioni di nuova concezione adatte ai tempi e alla domanda. E alla sua capacità di reddito. In tempi di bassa inflazione si ha un investimento interessante e long term per gli investitori istituzionali. Attraverso fondi dedicati si potrebbe tornare ai piccoli risparmiatori. E la filiera troverebbe nuova linfa. Sono i tempi giusti per avviare questo “piano Marshall” per la locazione e la casa. Se non ora, quando?

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